Ti consiglio un libro: “Papambo. C’è un genio in ogni bambino”

Un viaggio magico ed originale, attraverso i pensieri di un bambino e la sua percezione del mondo esterno, nei primi anni di vita. Tutto questo è “Papambo, c’è un genio in ogni bambino”, opera di Marco Bertani Fantini. A metà tra un saggio filosofico ed un romanzo, il libro, suddiviso in venti capitoli, è una sorta di monologo interiore.

La voce narrante è proprio quella di un bambino, che con le sue parole racconta come percepisce la realtà e le persone che lo circondano, in primis i genitori: mamma e papà sono Dita colorate (perché mette sempre lo smalto) e Faccia che pizzica (a causa della barba). Pagina dopo pagina il bambino ci fa conoscere il suo punto di vista, nei confronti di tutto quello che gli succede.

Scopriremo così perché non gli piace andare a letto a dormire (domanda che forse ci poniamo sempre noi genitori, quando siamo stanchi ed esausti 😅), e che il concetto di ordine non è lo stesso di noi adulti, ma soprattutto, sempre attraverso i suoi ricordi, faremo un salto indietro, ripercorrendo i nove mesi della gravidanza fino alla nascita. 

L’esperienza del parto dal punto di vista di un bambino

Del parto ricordo tutto. Le prime doglie, le contrazioni sempre più forti, la necessità di spingere, per arrivare fino a quell’incontro tanto atteso. Se io però, porterò e custodirò sempre quelle emozioni e sensazioni, per un bambino è diverso. Nessuno si ricorda cosa si prova “dal di dentro”. In tal senso il capitolo 4 è magico. Il bambino si chiede quando noi essere umani veniamo montati, e, soprattutto perché deve avvenire in un posto così piccolo e stretto. Ricorda quindi i primi tentativi di muoversi, immerso nel liquido amniotico, e la sensazione di stare lì senza rendersi conto del tempo che passa. Il momento del travaglio e della nascita poi è emozionante, e fa comprendere quanto sia traumatico e scioccante per il bambino.


Non potevo muovermi…mi sentivo sovrastato da una forza disumana che mi annientava. Sotto di me la spinta continuava inesorabilmente a gettarmi nel centro del vortice…vi caddi dentro come un sasso in un pozzo senza fondo…

Le tappe fondamentali della crescita

Il bambino ricorda poi alcune delle tappe fondamentali, come l’allattamento e lo spannolinamento. Se la descrizione del primo mi ha fortemente emozionato, il capitolo sullo spannolinamento mi ha fatto capire quanta ansia e stress, inutile, trasmettiamo spesso ai nostri figli. Commovente poi la parte dedicata al distacco dalla madre: 

“Cerco di abituarmi alla sua assenza, ogni giorno miglioro anche se ho sempre dentro di me la voglia che arrivi, comunque adesso, quando lei va via, non mi sento più strappare così forte, come se fossi una gomma da masticare. Mi ripeto che devo aspettare, tanto prima o poi ritorna…

Tema sempre presente è quello del linguaggio e le difficoltà di comunicazione, derivanti sopratutto dal diverso modo di percepire l’ambiente e il mondo circostante. Già nel primo capitolo, il bambino afferma di non sopportare di essere preso in giro per le parole che pronuncia, e reputa il suo linguaggio più facile e comprensibile. 

La seconda parte del libro diventa più filosofica e riflessiva: il pensiero del bambino è il protagonista assoluto. Scopre i cinque sensi (interessante la parte in cui parla dell’importanza della bocca e di come gli abbia salvato la vita), studia la sua immagine allo specchio (per capire chi è, come si muove), percepisce i colori. Alla sua voce fa da contrappunto quella del filosofo, con citazioni e riflessioni più profonde.

Perché leggere Papambo

Non mi era mai capitato di leggere un libro del genere, e ne sono rimasta affascinata. 

Scrittura scorrevole e fluida (anche nella seconda parte dove diventa più filosofico) per un libro divertente, sorprendente ed originale, e che fa sicuramente riflettere sul ruolo di noi genitori. Siamo noi infatti, ad insegnare cosa reputiamo giusto e cosa no, ma spesso, agli occhi di un bambino, i nostri comportamenti non hanno senso e sono privi di logica. Il bambino infatti, non è influenzato da niente ed a nessuno, ma va alla scoperta del mondo. Non possiamo ricordare i nostri primi anni di vita, possiamo però rivivere le emozioni, le paure, le scoperte attraverso gli occhi di nostro figlio. Possiamo imparare insieme, riscoprire la spontaneità e la curiosità, ritrovare quel bambino che c’è dentro ognuno di noi e tirarlo fuori.

Titolo: Papambo. C’è un genio in ogni bambino

Autore: Marco Bertani Fantini

L’istinto materno nuoce gravemente alla salute: la maternità da un altro punto di vista

La maternità non è tutta rose e fiori, e questo libro ce lo ricorda benissimo. Con una narrazione veloce, originale e molto scorrevole (una sorta di monologo) l’autrice Debora Porfiri ci porta con lei nel suo percorso di formazione come mamma: dalla nascita fino al primo compleanno della figlia. In 52 settimane, con ironia e sarcasmo, analizza le tappe del post gravidanza e della maternità, con il turbinio di emozioni che ne susseguono:

-Girare per casa in pigiama i primi giorni (chi non lo ha fatto)

-Scoprire un corpo diverso (e magari non riconoscersi)

-Avviare l’allattamento ed imparare ad usare il tiralatte

-Trovare un equilibrio e degli spazi, nella nuova vita a tre

Si passa poi dalla prime pappe, al rientro a lavoro, puntando il dito, soprattutto, sull’atteggiamento ostile del capo, poco propenso a cedere sugli orari di allattamento. In definitiva con ogni episodio raccontato, Debora Porfiri ci fa riflettere sulla maternità, da lei definita come un “blockbuster” in quanto:

“Tutti ne parlano, la raccomandano, ti dicono come sentirti al riguardo…quando ridere, quando piangere…ma se al cinema non ridi quando tutti ridono, ti senti un po’ scemo no?…avrei voluto arrivare vergine alla maternità, libera di sentire…”

Ogni settimana trascorsa è così un piccolo passo verso la realizzazione di una nuova identità, fino ad arrivare all’avvenuta consapevolezza del suo ruolo di mamma:

“Stasera mentre la cambio per l’ennesima volta sul fasciatoio, realizzo improvvisamente che non ho mai avuto niente di così mio prima d’ora…lei è ciò che più si avvicina a me senza essere me.”

In conclusione un libro ben scritto con un linguaggio e uno stile originale, e che si legge velocemente. Un libro diverso dai soliti riguardanti la maternità, e per questo le mamme (e non solo) dovrebbero leggerlo!

Titolo: L’istinto materno nuoce gravemente alla salute. Cronache estemporanee di una M.A.M.M.A in divenire

Autore: Debora Porfiri

Editore: Luigi Pellegrini

Ricomincio da me…

Eccomi qui!

È un po’ di tempo che non scrivo, e condivido qualcosa con voi, ma questi mesi sono letteralmente scivolati via. È stato un periodo un po’ stressante, sono stata a corto di energie e il mio fisico ne ha risentito. Non ho avuto il tempo, la voglia e l’ispirazione per scrivere, ma ho avuto bisogno di una lunga pausa. Queste vacanze sono servite per ricaricarmi, e la presenza del papà mi ha aiutata moltissimo, visto che gli ultimi mesi con il nanetto mi avevano sfiancato😣.

Così, in men che non si dica siamo arrivati alle porte di settembre…e si sa il primo settembre è un po’ come il primo gennaio: un nuovo inizio! Si inizia la dieta, la palestra, e magari anche un nuovo lavoro. Ci si prepara ad una nuova stagione, ricomincia la scuola, la solita routine e si torna in ufficio.

Anche per noi questo settembre sarà un nuovo inizio: Claudio andrà all’asilo! Dopo tre anni di full immersion, ci allontaneremo un po’….E io onestamente non vedo l’ora! Non vedo l’ora di riprendermi del tempo per me stessa, le mie passioni, il mio lavoro, i miei progetti. Sono contenta di essermi dedicata totalmente a lui in questi anni e lo rifarei: vederlo crescere, guidarlo nella scoperta del mondo e aiutarlo nelle sue piccole grandi conquiste, sono momenti che non torneranno più e io li sto vivendo in pieno.

Nell’ultimo periodo però, complice la stanchezza accumulata, mi è mancata un po’ me stessa, quella che c’era prima, con i suoi spazi e le sue passioni. Voglio stare quindi un po’ con lei, perché amare noi stesse è fondamentale per poter essere, secondo me, delle buone madri. Non dobbiamo soffocare o rinnegare quello che siamo, non siamo responsabili soltanto della felicità dei nostri figli, ma anche della nostra!!!

Il cimitero dei libri dimenticati

Quando finisci di leggere un buon libro, ti senti come se avessi perso un amico. I personaggi ti hanno fatto compagnia, hai imparato a conoscerli, ti sei messo nei loro panni, hai riso e pianto con loro, qualcuno lo hai anche odiato, ormai è come se facessero parte della tua famiglia. Così quando arrivi all’ultima pagina, ti senti un po’ più solo, con un vuoto dentro! E ti poni la domanda “e adesso?”

Io mi sono sentita così, dopo aver letto i quattro libri della saga del Cimitero dei libri dimenticati, di Carlos Ruiz Zafon. Iniziata un po’ per caso (mio fratello mi ha regalato il primo romanzo L’ombra del vento) mi ha conquistata libro dopo libro: L’ombra del vento (2002), Il gioco dell’angelo (2008), Il prigioniero del cielo (2011), Il labirinto degli spiriti (2016).

Protagonista è la famiglia Sempere, nella Spagna della guerra civile e del dopoguerra, fino agli anni 60-70. Tra misteri, intrighi, omicidi, storie d’amore, di guerra e di coraggio, assistiamo alla crescita di Daniel Sempere, da ragazzino orfano di madre, a uomo e padre di famiglia. Lavora nella libreria ereditata dal padre Juan, e si trova ad indagare sulla vita e sulla morte della madre, andata via quando lui aveva solo 5 anni. Suo fedele amico e compagno è Fermin Romero de Torres che lo accompagna in ogni sua avventura.

Altro importante personaggio è lo scrittore David Martin, la cui vita è al centro del secondo libro Il gioco dell’angelo (forse il più ingarbugliato) e la cui storia si intreccia con quella di Daniel, visto che conosceva la madre.

Nel quarto e ultimo libro, Il labirinto degli spiriti, compare anche una forte figura femminile, Alicia Gris, chiamata ad indagare su un caso di importanza nazionale, sarà lei a portare alla luce la storia di Isabella Sempere.

A fare da sfondo è Barcellona, tetra e cupa, ma sempre affascinante. Leggendo i libri, andremo in giro per i vicoli della città, saliremo su tram e taxi e passeggeremo lungo le Ramblas.

Visiteremo luoghi importanti, tra i quali proprio il cimitero dei libri dimenticati, un luogo magico dove vengono conservati i libri senza un padrone e quelli salvati dall’abbandono. Quasi tutti i protagonisti entrano in contatto con questo luogo, restandone profondamente affascinati. I libri infatti, sono sempre presenti in questa saga: autori sconosciuti e misteriosi, scrittori maledetti e romanzi introvabili, sono tutti elementi fondamentali per lo sviluppo della storia.

Secondo l’autore, l’ordine di pubblicazione non corrisponde necessariamente all’ordine di lettura, in quanto la saga è un labirinto senza inizio e fine, ma solo porte d’ingresso (che sono appunto i quattro romanzi). Io credo invece, che leggerli in ordine dia un senso alla storia (già un po’ ingarbugliata con l’ingresso di David Martin) e permetta di seguire un filo logico.

A parte L’ombra del vento, infatti, gli altri due libri mi hanno lasciata un po’ in sospeso, con la storia aperta e molti punti interrogativi. Soltanto leggendo il quarto volume, tutto trova un senso, e il cerchio si chiude.

Da quando sono diventata mamma è la prima volta che riesco a leggere quattro libri in pochi mesi. La sera, dopo aver messo a letto il nanetto, e nonostante il sonno e la stanchezza mi tuffavo nella lettura. Mi dimenticavo di tutto, e non vedevo l’ora di avere quella mezz’ora tutta per me e i protagonisti del libro. Adesso l’unica domanda che mi frulla in testa è “cosa leggo?”.

Se avete consigli, dite pure 😉!!

Ad ognuno il suo jeans!!

Qualunque sia la stagione o la tendenza del momento, il jeans è il must have del nostro guardaroba. Skinny, a zampa d’elefante, a palazzo, boy-friend, a sigaretta…i pantaloni in denim sono sicuramente il capo più versatile, trendy, glamour e chic allo stesso tempo. Vanno bene con sneakers, décolleté, ballerine e stivali, veramente adatti per tutte le occasioni. Io li ho riscoperti dopo lo gravidanza. Nell’ultimo periodo prima di rimanere incinta, infatti, preferivo leggins con maxi pull e pantaloni. In gravidanza erano (quasi) out, visto che ho passato i 9mesi per lo più in estate, mentre dopo il parto ho continuato ad indossare leggins (decisamente più comodi).

Da più di un anno invece, ho ripreso ad indossarli con regolarità, anzi sono diventati indispensabili. Ma dopo tanto tempo, ho deciso di fare un po’ di pulizia. Come vi ho precedentemente raccontato, infatti, ho provveduto a fare un decluttering del mio armadio, e ho eliminato molti jeans, vecchi e con la vita bassa con i quali non mi mi vedevo più bene.

I miei modelli preferiti sono tre: skinny, a sigaretta, palazzo. Sicuramente quello che sto usando di più al momento sono gli skinny, aderenti ed elasticizzati sulle gambe (ma non troppo per non sembrare dei salami 😉).

Sono perfetti (almeno per me) con un maxi pull o comunque qualcosa che non stringe ma cade più lento sulla vita. Gli ultimi che ho comprato (20€ da Camaieu) hanno dei piccoli strass sulle tasche e vanno bene sia con stivali, che con sneakers e ballerine.

Quelli a sigaretta (straight) non devono essere totalmente aderenti, ma neanche larghi e morbidi. I miei preferiti sono un paio di Motivi, in blu scuro, comodi e che segnano la figura.

Il pezzo forte è il jeans a palazzo. Con gli sconti invernali, ne ho preso un paio da Desigual a metà prezzo. Adoro questo marchio per il modo di mixare i colori. Ho già due borse, qualche maglia e un foulard. Il momento ideale per acquistare Desigual è sicuramente durante i saldi, visti i prezzi non proprio alla mano. Quando ho visto questi jeans è stato amore a prima vista. Stile wig leg, a palazzo, con ricami di floreali sulle tasche e cintura in denim sulla vita. Li indosso sia con sneakers che con il tacco (molto di rado per la verità di recente 😅).

Questo modello, che sicuramente sta meglio se si è alte perché altrimenti accorcia la figura, mi piace particolarmente tant’è che ne ho un paio estivo, leggero e comodo, che adoro.

Durante la bella stagione mi piace molto anche il modello capri, con la caviglia scoperta. Un paio di ballerine ed una maglia e si è subito Audrey Hepburn!!

Anche voi #denimaddicted?